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Start-up e Internazionalizzazione

Il riferimento serio è al Corriere della Sera e all’articolo di Edoardo Segantini (link a fondo pagina), quello divertente è all’ultimo film di Zalone.

Cosa li accomuna: il posto fisso!

Ebbene: Segantini esprime chiaramente il proprio punto di vista sul fatto che gli italiani (lui si riferisce, in modo particolare, alla piazza di Milano)  sono pronti a un grande cambiamento: “In questa città i giovani che fondano nuove aziende, hanno voglia di fare, vanno a lavorare all’estero, insomma che si mettono alla prova non sono «culturalmente» diversi dai loro coetanei che vivono a Londra, Parigi, Barcellona o Amsterdam”, così come chiarisce senza mezzi termini i motivi per cui una neo-impresa ha difficoltà a diventare grande: “Il nostro limite dipende, molto di più, da un sistema finanziario che, pur non privo di gente in gamba, nel suo insieme e per dimensioni non è neppure paragonabile a quello inglese. E questa è la ragione che spinge i più audaci tra gli aspiranti imprenditori, dopo aver racimolato due o trecentomila euro in patria ai primi round di finanziamento, ad espatriare verso altri lidi alla ricerca di capitali più coraggiosi e abbondanti.

E Zalone? Chi ha visto il film assiste a una disperata difesa del posto fisso per poi capitolare – solo alla fine – in nome… dell’amore. Già, ci vuole l’amore perché il protagonista abbandoni una storia professionale e una cultura familiare dalla quale non potrebbe mai autonomamente prendere le distanze.

La realtà secondo me? Mi trovo frequentemente a fare coaching a startupper che hanno una bella idea ma non sanno come realizzarla: le strutture, mi spiace dirlo, sono poche – e quelle che ci sono faticano a dare un supporto operativo a chi si cimenta per la prima volta con un obiettivo così importante come avviare una propria impresa. E i soldi? Diventano quasi sempre l’elemento centrale perché sono la prova del 9 per chi deve fare quadrare i conti tra le proprie ambizioni e lo stipendio da portare a casa. Dice Zalone riferendosi a chi ha perso il posto fisso: “condannato alla partita iva”.

Abbiamo un bel po’ di strada da fare, ma ciò che è davvero bello è che già in tantissimi abbiamo varcato la soglia di casa. In così tanti, mi piace pensare che a chi cerca aiuto verrà dato aiuto.

(rif. articolo Corriere della Sera: http://archiviostorico.corriere.it/2016/gennaio/23/idea_una_citta_internazionale_co_0_20160123_00a621ea-c19a-11e5-b65b-7dd022ab4cbe.shtml?refresh_ce-cp).

Formazione e Start-up

È apparso su Italia Oggi del 18 gennaio un articolo davvero interessante (a cura di Filippo Grossi): Microsoft Italia lancia la prima edizione di Cto4Startup, un nuovo programma di formazione volto a plasmare i chief technology officer del futuro (http://www.italiaoggi.it/sololavoro/sololavoro_dett.asp?id=201601181059559176&titolo=Aiuto%20alle%20start-up).

Si tratta di 20 borse di studio che Microsoft offre a giovani provenienti da tutta Italia: l’intento è di tramettere le competenze tecniche e manageriali utili per formare professionalità in grado di guidare le scelte tecnologiche delle aziende italiane e soprattutto di aiutare le start-up nel proprio percorso di affermazione.

Nel bel articolo di Filippo Grossi troverete ulteriori dettagli relativi alla partecipazione all’iniziativa. Come Società di Business Coach siamo interessati a seguire iniziative come queste, a darvene informazione, e a entrare in contatto con gli studenti che parteciperanno al corso per costruire il network del futuro.

…e i soldi per la mia startUp?

Negli ultimi post ho offerto spunti di riflessione in merito alle idee, alla passione, ai valori, e in fine alla mentalità di coloro che vogliono diventare imprenditori della new generation: sono spesso contagiato nel ricercare e documentarmi attraverso internet sulle start up appena nate.

Mi entusiasma sopratutto scoprire quelle di casa nostra, perché veicolano energia positiva e un messaggio di coraggio nella ricerca del cambiamento. Penso ai ragazzi in cerca di lavoro o ai disoccupati che, dopo tante porte bussate e rimaste chiuse, attraverso un nuovo progetto di impresa possono ritrovare autostima, voglia di esprimersi e realizzare qualcosa che sentono proprio.

Ma inevitabilmente, una volta pensato il progetto, si arriva tutti a formulare la stessa domanda: dove trovo i soldi?

I mezzi ci sono (a dispetto della recessione): crowdfunding, business angels, bandi delle regioni e molto altro.

Eppure Marco Bicocchi Pichi, Presidente di Italian Startup e nominato Business Angel italiano dell’anno 2014, ci suggerisce, prima di cercare finanziatori, di cercare i nostri clienti, per rendere più convincente e subito fruibile il lancio del nostro progetto.

http://corriereinnovazione.corriere.it/2015/07/18/cari-startupper-prima-cercare-finanziatori-cercate-clienti-deb40b0c-2d19-11e5-ab2f-03a10057a764.shtml

Ma questo cosa significa? Ricordo un amico Strartupper che, quando mi raccomandai con lui di tenere confidenziale la mia idea, mi suggerì al contrario di parlarne con più persone possibili: cercare il confronto con chi aveva già investito, con chi aveva esperienza nella costituzione di una nuova impresa, con chi già usufruiva della tipologia di prodotto o di servizio che avevo in mente di mettere sul mercato.

Sono convinto che sia questa una delle competenze distintive dell’imprenditore di oggi. E’ questo che cerco di comunicare agli Startuppers e agli imprenditori che incontro nel corso mia attività di Coaching: allenare i cervelli ad animare le proprie idee, attuando un confronto continuo con il mercato.

Buona lettura!