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Relazione Annuale sullo StartUp Act Italiano

Relazione Annuale del Ministro al Parlamento sullo StartUp Act Italiano – Quarta Edizione 2017

Ecco in sintesi i dati riportati:

  • Le StartUp innovative registrate (oltre 8000) sono più che raddoppiate rispetto a due anni fa; ve ne è una in ogni provincia e in oltre 1500 comuni. Le PMI innovative nell’ultimo anno sono più che triplicate
  • Il cumulativo della produzione per StartUp e PMI innovative nel 2016 ha superato i 2 mld di euro
  • Il fatturato 2016, per le StartUp innovative iscritte nel 2015, è mediamente raddoppiato; per quelle iscritte nel 2013 e 2014 è triplicato
  • Per le 27 ex StartUp innovative che hanno superato i 5 milioni di fatturato annuo, il valore aggregato  della produzione è di 230 milioni di euro
  • 4 StartUp su 10, fra quelle avviate nel 2017, hanno optato per la costituzione digitale e gratuita lanciata nel 2016 (risparmio medio: 2000 euro per azienda)
  • Il credito bancario ricevuto in 4 anni (intervento semplificato del Fondo Centrale di Garanzia) dalle StartUp innovative ammonta a 500 milioni di euro (di cui la metà solo negli ultimi 12 mesi)
  • La raccolta complessiva di investimenti operata dalle campagne di equity crowdfunding, lanciate nel solo 2017, risulta triplicata rispetto a un anno e mezzo fa
  • Il programma Italia StartUp Visa di semplificazione della procedura di concessione dei visti di ingresso, per i cittadini non UE che vogliono avviare una StartUp in Italia, registra 250 candidature da 34 Paesi (di cui la metà nel 2017).

A questo link la Relazione Annuale del Ministro al Parlamento.

Buona lettura!

2016: tutti i numeri dello StartUp System

In questi giorni sono apparsi sui giornali numerosi articoli che hanno fotografato lo stato di salute del Sistema StartUp del nostro paese con i dati a consuntivo al 31 dicembre 2016 (1):

  • il loro totale ammonta a 6.745 (lo 0,42% di 1,5 milioni di  società di capitali attive nel nostro Paese)
  • il capitale sociale supera i 351 M€ (media di 52 k€/impresa)
  • il 70,56%  fornisce servizi alle imprese: software e consulenza informatica in testa, seguita a distanza da attività di R&S e poi da servizi di informazione
  • il 20% opera nella fabbricazione di computer, prodotti elettronici e ottici, macchinari ed apparecchiature elettriche; il 4,3% nel commercio
  • 2.698 delle StartUp innovative davano occupazione, a fine settembre 2016, a un totale di 9.169 addetti
  • 27.003 sono i soci delle 6.580 StartUp innovative che presentano almeno un socio, per un complessivo di soci e addetti coinvolti di 35.000 unità (+44,79% rispetto all’anno precedente)
  • la Regione Lombardia è quella in cui è presente il maggior numero di StartUp (1.516), con Milano che da sola registra 1.040 StartUp.

Ai dati di cui sopra aggiungiamo i seguenti, estratti dal documento dell’Osservatorio del Politecnico Milano (2):

  • totale investimenti dal 2012 al 2016 in StartUp hi-tech in Italia: 112-129-120-147-182 (stima) milioni di euro. Nel 2015 l’aumento è stato del +22% e nel 2016 del +24%
  •  dal 2012 al 2015 gli investimenti (riferiti alle StartUp che hanno ottenuti round di finanziamento da parte degli investitori formali) nell’area digitale hanno oscillato fra il 68% e il 75%; quelli in energia pulita si sono via via ridotti dal 16% all’ 8%; quelli relativi alla life science hanno oscillato fra il 10% e il 21%
  • analizzati per Regione, sempre dal 2012 al 2015, nel nord gli stessi investimenti hanno sempre oscillato fra il 53% (del 2013) al 60% (del 2012); nel 2015 sono stati del 58%. La differenza al 100% è più spostata al sud che al centro Italia
  • il 70% delle StartUp nate, sempre dal 2012 al 2015, sono di tipo innovativo.

Il rapporto in questione indica le 10 StartUp con il più elevato financing roud: si va da un massimo di 23 M€ per “moneyfarm”, a un minimo di 6,5 M€ per “BeMyEye”. In questo range sono citate: Talent Garden, musement, Credimi, Silk. nousCom, movendo, Rigenerand, Mosaicoon.

Il numero di round che superano 1M€ oscilla fra 32 e 37 negli anni 2012-2015, per salire a 45 (con +25% rispetto all’anno precedente) nel 2016.

Il numero di StartUp con turnover superiore a 1 M€ sale via via da 31 del 2012, a 37; poi 51 e infine a 67 del 2015; l’aumento di questi ultimi due anni è stato del 31%.

Il rapporto cita poi i nomi delle StartUp:

  • con i valori più elevati di exit value: si va da 16,7 M€ per Directaplus, a 4,2 M€ per Dominin Hosting Holding, a 3,8 M€ per Vetrya, cui seguono: Greenled, memopal, Fab, CercaClienti.it, IQUII, Cliccapromo (0,15 M€)
  • con gli undisclosed exit value, e sono: maketag, solair, interactive project, lo Ritiro, Yogitech, WW, Foodinho, 20 lines, hellofood, Medic, Facile.it, Ubiq.

Il numero di StartUp con i più elevati valori di exit values è stato di: 19 (nel 2013), 20, 25 e 19 (inizi ottobre 2016).

Quanto ai finanziamenti (3) ecco i numeri:

  • le StartUp che ad oggi hanno attivato finanziamenti bancari facilitati dal Fondo di Garanzia sono 1.239; tenendo presente che alcune di esse hanno attivato più di un finanziamento, le operazioni attivate ammontano a 1.987; l’importo massimo di finanziamento che si può richiedere è di 2,5 M€
  • l’importo medio dei prestiti con tale Garanzia è di 246 k€; 384 M€ è il totale dell’importo garantito oggi; 4,5 anni è la durata media è la durata media dei finanziamenti alle StartUp innovative garantiti dal Fondo

Dealroom, nel rapporto sopra citato e ripreso dal link, riferisce che nel 2016 le StartUp europee hanno segnato un record: 16,2 miliardi di euro di raccolta capitali, pari al +12% rispetto all’anno precedente e +32% in termini di numero di deal. Ciò lo si deve fondamentalmente, in ordine decrescente, a: Spotify (909 M€), Global Fashion Group, Jumia, Gett, Deliveroo, OVH, Payoneer, Skyscanner (154 M€).

Nel quadro globale, mentre UK (520 deal) e Germania (380 deal) hanno fatto registrare un rallentamento, la Francia si è caratterizzata per il record di 590 deal ed è passata da 1,5 a 2,7 miliardi di euro di capitale investito (la crescita degli early stage round è raddoppiata, quella dei seed round triplicata). Ancora desolante, in questo quadro, è purtroppo la posizione dell’Italia, che si caratterizza anche per la scarsissima attrattività di fonti di finanziamento internazionali.

Dal punto di vista della tipologia di investimenti, rallentano le imprese del tipo B2C e crescono quelle B2B. La crescita maggiore è nel deal early stage fino alla fase di series B e C, mentre la contrazione riguarda i deal da series D in poi; di conseguenza, si riduce il numero di StartUp che raggiunge la fase di round successivo.

I valori medi degli investimenti seguono lo stesso tipo di andamento, cioè aumento nel seed e series A round, riduzione per le series B e C.

Nel 2016, la raccolta dei VC europei è aumentata del 33% rispetto al 2015; anche gli investimenti di origine corporate sono in aumento (30% degli investimenti complessivi). Da rilevare che in Italia sono stati investiti in VC solo 2,7 euro per abitante.

Il documento a riferimento sottolinea che la competitività delle imprese è legata alla capacità di gestire e promuovere la trasformazione digitale e l’innovazione imprenditoriale.

Quanto al peso, in termini di valore, degli hub sui singoli paesi di appartenenza: in testa è Londra con Edimburgo, seguita da Parigi, Tel-Aviv, Berlino, ecc.. Milano ha un peso del 8,5% sul totale.

Con riferimento alle economie simili, la situazione italiana denuncia un continuo declino: StartUp che cercano fondi all’estero, politiche che non hanno un  adeguato orizzonte temporale, strategie – anche per quanto concerne gli investimenti da parte pubblica – non allineate alle esigenze del mercato, necessità di recuperare credibilità nel quadro della competitività internazionale.

Significativo è il fatto che le StartUp italiane, quando diventano grandi, siano costrette a cercare finanziamenti all’estero. Il nostro è un problema strutturale, finanziario, culturale.

Concludiamo con i dati rilevati dal MISE al 3° trimestre 2016 (4): le oltre 6.000 StartUp hanno un organico medio di 3 persone per impresa e oltre il 50% di imprese non dà occupazione a più di due persone.

A fine 2016, il reddito operativo è -88 M€ (negativo!) e per il 57% delle aziende il bilancio è in perdita (34,67% per le altre società di capitali).

La metà delle neoaziende italiane fattura meno di 30 k€ l’anno (e vanno tolte le spese operative della StartUp), con evidenti problemi di sostenibilità economica e crescita.

Buona lettura!

(1) La stampa, del 30 gennaio 2017, Rapporto del ministero dello sviluppo. “Le StartUp innovative creano 35mila posti di lavoro” a firma W.P.

(2) Da: Politecnico Milano, Osservatorio.Net, digital innovation. Titolo documento: Osservatorio StartUp Hi-tech: risultati della ricerca 2016, a firma: Antonio Ghezzi

(3) Da: Millionaire del 1 febbraio 2017, “Fai intervenire il Fondo di Garanzia”, pagine da 52 a 55, a firma Tiziana Tripepi

(4) Da: Il Sole 24 ore del 17 gennaio 2017, estratto da pag.25, 29. Titolo originale: ”Ogni startup innovativa occupa solo tre persone” a firma: Alberto Magnani

Bilancio e Futuro per le StartUp

Nel primo semestre 2016 gli investimenti in StartUp hanno superato i 100 mln (59 operazioni), in testa ancora Lombardia e poi Emilia Romagna (“Affari e finanza” del 24 ottobre, a firma: r.rap.).

Il bilancio del 2015  relativo a 3853 StartUp innovative (60,55% del totale StartUp) evidenzia un valore di produzione lorda di oltre 585 mln di euro (contro i 325 del precedente anno), con un aumento del valore medio della produzione del 33,4%. In Italia, le StartUp innovative (Elena Delfino, “Il sole 24 ore” del 25 ottobre) costituiscono sempre una piccola quota (0.4%) del totale delle società di capitali ed emerge la necessità di andare sul mercato internazionale. Assocamerestero, InnovAzione e numerose Camere di Commercio Italiane all’estero, con il supporto finanziario del Mise, stanno operando per favorire questo passo.

A fine settembre 2016 il numero delle StartUp italiane ha raggiunto quota 6362 (+17%), un terzo delle quali opera nel settore energetico (“Corriere innovazione” del 20 ottobre 2016). Tuttavia, le StartUp che fanno innovazione contribuiscono ancora troppo poco (323 milioni) al PIL italiano e la loro competitività sul mercato internazionale resta sempre una sfida.

Ma la strategia di queste aziende sta evolvendo, alla ricerca continua di un riscontro alle opportunità di mercato (in primis in Germania e Regno Unito per il mercato europeo e in Canada e Stati Uniti per i paesi extra europei) e alla costruzione di un rapporto di fiducia.

Customization means relationship”: personalizzare un prodotto significa prima di tutto costruire relazioni e tradurne l’esito in valore economico (“Il sole 24 ore” del   23 ottobre, ”Imprese digitali e coesive”, di Stefano Micelli e Paolo Ventura). Ma come fare incontrare la varietà di prestazioni dei prodotti con l’effettiva domanda di mercato?. La risposta data da alcune piccole e medie aziende digitali, superando lo schema di marketing secondo il quale il consumatore è un soggetto da “colpire più che da ascoltare”, è che l’azienda deve dialogare col consumatore e produrre coerentemente con quanto appreso. Questo approccio, per la verità non del tutto nuovo, è già in atto nell’ambito delle tecnologie della manifattura digitale di molti settori  dell’artigianato made in Italy. Domanda e offerta si incontrano (approccio, appunto, “inclusivo”) per costruire ponti fra culture e paesi anche lontani fra loro, riunendo in tal modo la tecnologia e il saper fare della tradizione, ossia la cultura latente della tradizione: ecco perché si parla di “artigianalità sociale”, di una competitività che regge sui due pilastri “tecnologia” e “sociale”.

Di più.

Per consentire anche alle aziende dotate di risorse limitate di sviluppare le loro idee innovative (“La stampa”: “Open innovation. Il sapere condiviso fra startup, aziende e università” del 24 ottobre, Dario Marchetti), si sta affermando la “open innovation”, che raccoglie competenze da varie fonti (Università, Centri di ricerca, start up) per sostenere il loro sforzo innovativo attraverso la condivisione delle conoscenze. In questo modo, si ritiene di facilitare anche la diffusione delle idee innovative e favorire l’incontro con gli investitori. Come esempio, si cita Barcamper, una piattaforma itinerante (un camper) costruita da Dpixel per raccogliere le idee innovative e traferirle poi alle imprese.

Infine, Telecom presenterà a Smau la nuova piattaforma business open (“Tim Open”) per consentire e startup e sviluppatori di configurare la loro applicazione cloud.

Infine, annotiamo che TIM proseguendo nella sua iniziativa, con il progetto Tim#Wcap Accelerator, ha aperto un fondo speciale per rilevare servizi innovativi delle start up più importanti. (“Affari e finanza, “In sei mesi le start up hanno raccolto 100 milioni”, articolo del 24 ottobre  a ”firma r.rap.).

Buona lettura!

  • Il sole “Cresce del 33% il fatturato delle startup italiane”, 25 ottobre, pag.27 Elena Delfino – Link
  • Da: “Corriere innovazione” del 20 ottobre 2016, estratto da pag.5 Titolo originale: “Crescono le startup del settore, non i fatturati: lo studio I-Com: raddoppiate in due anni, in testa Emilia e Lombardia”, di Massimiliano Del Barba – Link
  • Affari e finanza, “In sei mesi le start up hanno raccolto 100 milioni”, articolo del 24 ottobre
  • Il sole 24 ore” del   23 ottobre, ”Imprese digitali e coesive”, di Stefano Micelli e Paolo Ventura) – Link
  • “La stampa”: “Open innovation. Il sapere condiviso fra startup”