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Il futuro “affascinante” è preoccupante?

Già da qualche tempo nella stampa si legge che nei prossimi 10-15 anni l’innovazione tecnologica, a supporto digitale, entrerà in modo esponenziale in tutti i campi, determinando grandi cambiamenti nel nostro modo di vivere. Gruppi di ricercatori e StartUp sono impegnate nelle più svariate attività di sviluppo per trasformare non solo il settore dell’economia, ma tutto il nostro modo di vivere.

La lettura dell’intervento di Andrea Granelli (cit. fondo pagina) suscita una sensazione e una riflessione, ma di segno opposto: entusiasmo per i traguardi che l’ingegno umano può raggiungere e nel contempo amarezza per ciò che l’uomo non vuole (o riesce?) a fare per arginare i suoi comportamenti negativi sul piano delle relazioni umane: guerre, prevaricazioni, egoismi, etc… Si scrive tanto sul progresso determinato dall’ingegno umano, ma è pressochè silenzio nell’area del cambiamento psicologico che presiede i comportamenti che tutti denunciamo. Questa riflessione non vuole avere una valenza morale: è fatta sul piano dello studio scientifico. O forse gli studi sul genoma umano, di cui sotto, finiranno per incidere anche su questo aspetto? O, forse, è troppo pericoloso intervenire geneticamente in questo campo (programmazione comportamentale!!)?

Con il 5G, leggiamo, si potranno gestire facilmente, efficacemente e simultaneamente parecchie centinaia di migliaia di connessioni e, quindi, reti di sensori di elevate dimensioni, senza momenti di attesa (“latenza zero”). Questo consentirà, ad esempio, l’utilizzo di una macchina a guida autonoma con un elevato grado di sicurezza, ma anche di facilitare attività di tele-chirurgia!

Intelligenza artificiale e big-data combinati consentiranno l’uso di algoritmi che “imparano dai dati pregressi”: una advanced machine learning. Sarà possibile effettuare previsioni e prendere decisioni immediate e ponderate, in base alla situazione specifica e alla luce dei dati pregressi (si pensi, ad esempio, al caso della guida senza conducente).

Altro caso è quello dei blockchain e della trusted economy (cripto-valute): la possibilità di rendere incorruttibili i record, di eliminare la possibilità di errori da parte degli operatori, di effettuare contratti senza la necessità di professionalità intermedie.

C’è poi il caso della dimensione “sociale” delle tecnologie robotiche: non più solamente macchine che sostituiscono l’attività umana nell’industria, ma che possono sostituire figure come infermieri, insegnanti, e così via. Gli aspetti che si stanno affrontando (oltre a quelli di natura etica e sociale) sono quelli di creare dispositivi che sostituiscano la sensorialità dell’uomo (la visual & aumented reality): ascoltare, toccare, vedere, e così via; passare dall’ambito analitico-decisionale a quello delle attività che richiedono l’uso di mani, braccia, gambe: è il campo della meccatronica o meccanica robotica, della biomimetica (bio-mimicry). Ma questo implica rilevanti problemi da risolvere di natura psicologica: l’androide che verrà realizzato per imitare l’attività umana, quanto sarà rassicurante per il suo interlocutore “uomo”?

Quello dei “sensori” in generale è un altro campo di ricerca applicata: inserimento nei materiali di nano-sensori, micro alimentatori e microantenne collegati a rete in modo da formare un sistema tale da rendere “intelligenti” i materiali in cui sono inseriti.

La manifattura innovativa sta già percorrendo la sua corsa al futuro con le stampanti 3D, l’additive manufacturing, la realizzazione di oggetti ibridi (cioè con componenti sia naturali che artificiali); dovrà anch’essa ricorrere all’utilizzo di sensori negli oggetti. Al riguardo, si considerino i temi della:

  • Guida assistita (peraltro già in fase avanzata: si pensi di quali dispositivi già ora le nostre automobili sono corredate)
  • Della guida da remoto (si pensi ai droni)
  • Di quella automatizzata o autonoma (se completamente automatizzata).

Gli obiettivi che si stanno affrontando attualmente sono quelli di far sì che questi sistemi operino autonomamente anche in situazioni critiche (il problema è quello che il sistema deve saper “scegliere fra alternative”, ossia decidere) e che non siano possibili attività “hacker” (ossia il loro utilizzo da parte di malintenzionati).

Poi c’è la sfida della conservazione dell’energia elettrica, dato che l’allineamento produzione-consumo in questo campo sembra essere al momento pressochè irrisolvibile.

Ancora, il campo dei nuovi materiali, come:

  • Il nano-manufacturing è uno di questi (componenti a livello di pochi miliardesimi di metro). Al riguardo, si ricerca nell’ambito della chimica molecolare
  • i materiali bi-dimensionali, nomi già noti sono il grafene, borofene, fosforene: si tratta di strati monoatomici che possono essere assemblati come i “mattoncini di un Lego”
  • I materiali ibridi, dove le molecole organiche si combinano a quelle di metalli e halogen per dar luogo a reticoli cristallini a 3 dimensioni, molto flessibili; ad esempio, la perovskite sintetica, per realizzare celle solari efficienti e adattabili.

Tutto questo, mentre si rafforza la ricerca della sostituzione del petrolio, carbone e gas con bio-materiali e la capacità dei microbi di sintetizzare materiali, ricorrendo a processi economicamente convenienti e assicurando la loro atossicità.

L’attenzione è ovviamente rivolta anche al potenziale del corpo umano, con l’ingegneria genetica. Molti sono già i dispositivi inseriti nel corpo umano: pace-maker, lenti a contatto, dispositivi acustici; l’obiettivo è quello di passare da un intervento di rimedio a uno di prevenzione. Ora si parla di “esoscheletri”, una sorta di muscolatura artificiale per potenziare le capacità del corpo umano, come l’agilità, la velocità, ecc. Oggi sono disponibili dispositivi per i paraplegici; ma gli obiettivi della genomica, della biologia molecolare, della neuroscienza, della optogenetica vanno ben oltre: sono quelli di arrivare ad effettuare interventi di riparazione e potenziamento delle funzioni gestite dai geni stessi, persino della loro attivazione o spegnimento a comando, di clonazione dei geni e del sequenziamento del DNA. Si parla di proteomica, metabolomica e trascrittomica: decrittazione e descrizione in digitale del corpo umano e dei suoi meccanismi di funzionamento.

Per non parlare poi della “precision medicine” (controllo dei bisturi negli interventi chirurgici, per ridurne l’invasività) e del “precision farming” (dosaggio dei famaci e rilascio in dosi predefinite temporalmente).

L’impressione di quanto sopra sul lettore che ci ha sin qui seguito sarà certamente notevole; se egli pensa poi anche effetti sulla vita umana della combinazione di questi meccanismi (piattaforme e cluster tecnologici) non può che risultare sconvolgente.

Ma al di là della nostra riflessione riportata in apertura, quale sarà il comportamento indotto da questi cambiamenti?

 

Da: Harward Business Review, del 17 ottobre 2017, estratto da pag.12 a16, “L’esplosione dell’innovazione tecnologica nei prossimi 15 anni””, a firma Andrea Granelli (Kanso).

Cavalcare l’onda: la prossima sfida dell’Innovazione

Per far fronte a un mercato sempre più competitivo, la tecnologia (leggi “automazione sul lavoro” e “machine learning”) si sviluppa ed è indispensabile che il personale si adegui all’evoluzione già in atto, verso una intelligenza artificiale e una conseguente trasformazione delle professioni tradizionali.

L’innovazione deve andare oltre al prodotto e all’esperienza dell’utente, per interessare il modello di business, i processi, la capacità strategica di tutta l’organizzazione. Pertanto, non più, come nel recente passato, una innovazione top-down, strategicamente definita da chi ha il ruolo di gestire prodotto, tecnologia e strategia, ma sviluppo e diffusione di una mentalità problem solving, affinchè quanti più collaboratori possibile, clienti e stakeholders progettino sistemi e nuove strategie. Una organizzazione intera, insomma, chiamata a far fronte allo sviluppo innovativo.

Al riguardo, gli autori dell’articolo citato a fondo pagina sottolineano in particolare tre pericoli:

  • lo scontro fra Business e Risorse Umane per la leadersip dell’evoluzione
  • il disallineamento tra management e collaboratori in merito alla strategia
  • il conflitto che sorge “all’interno” di ogni dipendente, fra bisogni personali e aziendali.

Il superamento di questi conflitti risiede in un nuovo modello di sviluppo per l’innovazione professionale, e più particolarmente nella:

  • ricerca di adattamento dei valori personali, di manager e dipendenti, ai valori aziendali, in particolare per quanto attiene la definizione di strategia e organizzazione
  • consapevolezza della necessità dell’apporto personale di ogni collaboratore ai valori dell’Azienda e del cliente
  • proposta di sviluppo delle competenze necessarie non più top-down ma bottom-up, cioè far emergere la consapevolezza/necessità di disporre di nuovi strumenti metodologici
  • capacità di “pensare per modelli di business” (modelli di innovazione), di analizzare a fondo le modalità di funzionamento dell’organizzazione e dei processi di creazione del valore
  • branding applicato ai team”, per rafforzare cultura e coesione organizzativa.

Per dare concretezza a questi ultimi due punti, cioè come realizzare il riallineamento tra livello personale, organizzativo e aziendale, si può ricorrere a tools legati al pensiero visuale, come il Business Model Canvas, il Personal Business Model Canvas e il Personal Branding Canvas.

Buona lettura!

Da: L’impresa, del 10 marzo 2017, pag. da 98 a 101, “Protagonisti di innovazione”, a firma Francesca Parviero e Luigi Centenaro.