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Mettersi in proprio: chi mi aiuta?

In primo piano le agevolazioni per chi desidera avviare la libera professione o una nuova iniziativa di impresa.

Invitalia è il punto di riferimento per la ricerca di contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso zero, da parte dei giovani che vogliono crearsi una occupazione di lavoro affrontando la sfida imprenditoriale.

Per la realizzazione di una impresa, a livello nazionale sono attive le seguenti iniziative:

SELFIEmployment (fondo rotativo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), per soggetti svantaggiati sul mercato del lavoro, dai 18 ai 29 anni, iscritti al programma Garanzia Giovani, disoccupati e non impegnati in percorsi di studio, non inseriti in tirocini curriculari e/o etracurriculari. Questo strumento finanzia il lancio di piccole iniziative imprenditoriali con programmi di spesa finanziabili tra 5mila e 50mila euro, e possono essere agevolati attraverso la concessione di finanziamenti (secondo la regola comunitaria del “de minimis”-Reg.1407/2013) a tasso zero non assistiti da alcuna forma di garanzia reale/o di firma. Domanda da inviare online, attraverso la piattaforma informatica di Invitalia, con modalità a sportello.

“Nuove imprese a tasso zero” per giovani e donne (età 18-35 anni) è un’altra agevolazione per chi vuole avviare una micro o piccola impresa in tutta Italia. Progetti per la produzione di beni nei settori industria, artigianato e trasformazione dei prodotti agricoli, fornitura di servizi alle imprese e alle persone, il commercio di beni e servizi e il turismo, filiera turistico-culturale. Progetti con spese sino a 1,5 milioni di euro; finanziamento a tasso zero durata max 8 anni, copertura sino al 75%  delle spese totali. Le imprese devono garantire la copertura finanziaria restante e realizzare gli investimenti entro 24 mesi dalla firma del contratto di finanziamento. Presentazione del business plan e documentazione solo online, anche qui attraverso la piattaforma informatica di Invitalia. Ma attenzione, perché pur essendo aperto lo sportello di presentazione delle domande, è stata almeno per ora sospesa la valutazione delle richieste, in attesa di ulteriori stanziamenti.

Smart & Start Italia finanzia le StartUp innovative con progetti fino a 1,5 milioni di euro. Per accedere ai finanziamenti, la StartUp non deve essere costituita da più di 48 mesi, deve essere di piccole dimensioni ed avere sede legale ed operativa in Italia. Possono richiedere le agevolazioni anche le perone fisiche che hanno intenzione di costituire una StartUp innovativa, cittadini stranieri compresi. Le imprese devono essere iscritte al registro delle imprese come StartUp, non essere sottoposte a procedure concorsuali e in liquidazione volontaria, non devono essere in difficoltà, né avere ricevuto fondi e agevolazioni poi revocati per ordine del Ministero. Finanziamento – che può arrivare fino al 70% o 80% dell’investimento totale – a tasso zero, da restituire entro 8 anni. I finanziamenti saranno operativi fino al 31 dicembre 2020; le domande di agevolazione vanno presentate solo online con la procedura informatica messa a disposizione su www.smartstart.invitalia.it, con modalità a sportello.

L’articolo citato a fondo pagina, riporta una utile tabella di sintesi delle misure a disposizione, beneficiari e agevolazioni.

Siamo al tuo fianco per aiutarti nel tuo StartUp professionale e di Impresa: è ora di cominciare!

Buona lettura.

Da: Italia Oggi, del 6 febbraio 2017, “Le vie per mettersi in proprio” a firma Roberto Lenzi

Per chi cerca e per chi offre: INVESTIRE in StartUp

Ambiente stimolante e finanziamenti: ecco l’humus per far crescere le giovani StartUp. L’attuale mercato, abbassando i tassi di interesse, favorisce implicitamente gli investitori nella ricerca di nuove vie.

In un articolo precedente avevamo segnalato che il Governo, con la legge di bilancio – Piano Industria 4.0 – ha aumentato da 150 milioni/anno a 1 miliardo nel 2020 i finanziamenti per le StartUp innovative che sono nel primo momento di sviluppo successivo all’avvio (early stage) e che investono in R&D. Ora è consentito di sponsorizzare nuove iniziative: ad esempio, alle aziende quotate è consentito di acquistare le perdite dei primi quattro esercizi prodotte da StartUp di cui detengano almeno il 20% del capitale. Le aziende sponsor ripianano in tal modo il bilancio e hanno la possibilità di scaricare completamente le perdite.

Un altro aiuto viene dalle migliori agevolazioni fiscali: 19% di detrazione sull’Irpef fino a 500 mila euro di capitale investito per i privati e 20% di deduzione sull’Ires, fino a un massimo di 1,8 milioni per le imprese. C’è poi l’aumento del tetto per i privati, che raddoppia a 1 milione di euro.

È superato anche il limite sinora esistente per la tipologia di StartUp: infatti, il 30% di agevolazione fiscale vale per ogni tipo di StartUp, anche se sono a vocazione sociale e commercializzano prodotti hi-tech nell’energia. E questo vale sia per gli investimenti diretti, che per quelli attraverso società intermediarie.

Poi ci sono gli investitori privati; ad esempio:

  • “Primomiglio Sgr” con il Fondo Barcamper (50 milioni di euro), che intende investire in 150-200 StartUp tecnologiche ad alto potenziale nei prossimi 5 anni
  • l’Osservatorio start-up hi-tech del Politecnico di Milano che prevede, per il 2015, un finanziamento di 133 milioni per le start-up early stage
  • Digital Magics che porta questa cifra per il 2016 a 180 milioni.

Si tratta di cifre chiaramente inferiori, come nota l’autore dell’articolo citato a fondo pagina, a quelle di altri Paesi come Francia e Gran Gretagna (1,7 e 1,8 miliardi rispettivamente) e Germania (2 miliardi). Ma sono meno numerose anche le StartUp innovative attive presso la Camera di Commercio (a fine novembre 2016  superavano le 6500).

Infine, vanno annoverati nella fase di avvio, anche investitori privati, come i soci, investitori specializzati, business angel, incubatori, crowdfunding.

Dopo le fasi di vita iniziali della StartUp – preseed, seed, early stage, late stage, sviluppo finanziato in genere da venture capital, cioè nella fase di espansione della StartUp o quando già è diventata Pmi – intervengono i grandi fondi di venture capital e private equity. Nel primo semestre 2016 i capitali impegnati ammontavano già a 4,9 miliardi (fonte Aifi), il che significa un aumento del 17% rispetto all’anno precedente.

Una nota dolente, purtroppo, consiste nella difficoltà di cessione (l’exit) delle quote da parte dei privati, anche se c’è qualcuno (sim di AscomFidi Nord Ovest e Banca Intermonte) che è impegnato a rimuovere questa difficoltà. Purtroppo, oggi è più semplice scambiare azioni che quote, e al riguardo dovrebbe intervenire la legislazione.

Comunque, Francesco Lato, business angel in 25 StartUp e partner di Widening, sostiene che “un 5-10% di investimenti in StartUp ha un ritorno con multipli eccezionali, un altro 20% multipli interessanti e un 30% ritorni minimi o va in pareggio”.

A fondo pagina, l’articolo qui commentato riporta il numero delle StartUp italiane per tipologia e i conti delle aziende innovative appena nate.

Matteo Amerio – analista della società di venture capital Early Bird – ha effettuato una analisi relativa alle ragioni che tengono gli investitori lontani dall’Italia. Ecco i risultati relativi alle interviste di investitori e imprenditori di 500 StartUp italiane:

  • troppa burocrazia: le imprese italiane impiegano il 52% di tempo in più rispetto ai concorrenti europei in procedure burocratiche
  • scarsa conoscenza di cosa sia una StartUp e a che cosa serva per renderla competitiva
  • mancanza di un luogo ad alta concentrazione di StartUp
  • rigidità del mondo del lavoro (tempi di risoluzione delle controversie e ricambio del personale)
  • bassa propensione al rischio di chi detiene i capitali, per cui per le StartUp è difficile reperirli
  • qualità dei prodotti e dei servizi delle StartUp, che sarebbe mediamente inferiore a quello delle concorrenti europee ed americane.

Volete un aiuto per rimuovere alcune di queste difficoltà? Contattateci e saremo felici di lavorare fianco a fianco con voi!

Buona lettura.

Da:”Capital” , 5 gennaio 2017, estratto da pag. 38,39,40,41,42,44,46 – Titolo originale: “Come si guadagna finanziando start-up”,  a firma: Antonio Spampinato

Da:”Capital” , 7 gennaio 2017, estratto da pag. 15 – Titolo originale: “Quello che manca alle nostre start-up”,  a firma: –

Novità per le PMI: Crowdfunding e Credito di Imposta

Si amplia, per le aziende, la possibilità di raccolta fondi attraverso il crowdfunding con la legge di bilancio 2017 (comma 70 dell’art.1): non è più consentita alle sole StartUp e Pmi innovative, ma viene estesa a tutte le Pmi in modo da consentire l’accesso anche ai piccoli investitori non professionali.

Questo comporta anche l’applicabilità del regolamento Consob, delibera 26 giugno 2013, n.18592, modificata con quella n.19520 del 24.2.2016, relativo all’equity crowdfunding.

Le forme di crowdfunding (art.50-quinquies, Tuf) sono diverse:

  •  modelli di liberalità come il donation based, tipica dei progetti sociali o culturali
  • reward based, quando il finanziatore riceve una qualche forma di premio, ad esempio preacquisto a prezzo ridotto del prodotto
  • crowdfunding lending o peer to peer, quando sia prevista una remunerazione grazie agli interessi realizzati
  • crowdfunding equity based, quando si ricorre al capitale di rischio, ossia alla partecipazione al capitale sociale dell’impresa.

Sono pertanto interessati:

  • i soggetti che esercitano professionalmente il servizio di gestione di portali per la raccolta di capitali a rischio
  • gli emittenti, cioè StartUp innovative e Pmi interessati alla raccolta di capitali
  • i soggetti che vogliono investire capitali, sia quelli non professionali (retail) che quelli professionali, siano essi: privati (banche, imprese, istituti finanziari, ecc.) – imprese di grandi dimensioni (con ben definiti requisiti di bilancio, fatturato netto e soglia di fondi propri) – investitori istituzionali – clienti professionali pubblici (governo e Banca d’Italia).

Diverse sono anche le forme di imposta, non essendo sempre certa la tipologia dei beni o servizi che saranno realizzati. Solo nel caso di crowdfunding equity based, la fiscalità è del tipo azionaria.

Conclusione: maggiore possibilità e facilità per l’imprenditore di accedere alle risorse necessarie e scegliere il tipo di finanziamento.

Novità anche sul fronte del credito di imposta che potrà essere utilizzato anche dalle imprese residenti (e dalle stabili di soggetti non residenti) che svolgono R&D su commissione di imprese residenti in UE o in Stati “collaborativi”; l’investimento può essere stato effettuato fino all’esercizio in corso al 31 dicembre 2020 (ampliamento temporale, senza effetti sulle modalità di determinazione del credito di imposta).

L’importo massimo annuale  del credito d’imposta riconosciuto a ogni beneficiario viene aumentato da 5 a 20 milioni di euro (ferma restando la condizione che l’ammontare minimo di investimento sia di almeno 30mila euro).

Gli investimenti ammissibili al beneficio sono relativi alle seguenti categorie:

  • personale altamente qualificato impiegato in attività di R&D. Tra le spese ammesse figurano ora anche quelle riguardanti, genericamente, tutto il personale impiegato in attività di R&D
  • quote di ammortamento di strumenti e attrezzature di laboratorio. Il credito di imposta del 50% vale per tutte le categorie di investimento ammissibili, comprese quote di ammortamento di strumenti di laboratorio e competenze tecniche (per i quali prima era del 25%).

Il credito di imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione, a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in cui i costi sono stati sostenuti. Tutte le novità decorrono dal periodo d’imposta successivo a quello in corso il 31 dicembre 2016 (per i soggetti solari: 2017), eccetto la modifica riguardante l’utilizzo del credito.

Buona lettura!

Da: “Il sole 24 ore” del  2 gennaio 2017, estratto da pag. 18 Titolo originale: “Crowdfunding per tutte le Pmi”,  a firma: Pierpaolo Caroli e Agnese Menghi

Da: “Italia oggi” del  2 gennaio 2017, estratto da pag. 11 Titolo originale: “Crowdfunding esteso alle Pmi”,  a firma: Bruno Pagamici

Da: “Il sole 24 ore” del 3 gennaio 2017, estratto da pag.31 – Titolo originale: “Ricerca e sviluppo: credito di imposta fino a 20 milioni”,  a firma: Francesco Leone