Per chi cerca e per chi offre: INVESTIRE in StartUp

Ambiente stimolante e finanziamenti: ecco l’humus per far crescere le giovani StartUp. L’attuale mercato, abbassando i tassi di interesse, favorisce implicitamente gli investitori nella ricerca di nuove vie.

In un articolo precedente avevamo segnalato che il Governo, con la legge di bilancio – Piano Industria 4.0 – ha aumentato da 150 milioni/anno a 1 miliardo nel 2020 i finanziamenti per le StartUp innovative che sono nel primo momento di sviluppo successivo all’avvio (early stage) e che investono in R&D. Ora è consentito di sponsorizzare nuove iniziative: ad esempio, alle aziende quotate è consentito di acquistare le perdite dei primi quattro esercizi prodotte da StartUp di cui detengano almeno il 20% del capitale. Le aziende sponsor ripianano in tal modo il bilancio e hanno la possibilità di scaricare completamente le perdite.

Un altro aiuto viene dalle migliori agevolazioni fiscali: 19% di detrazione sull’Irpef fino a 500 mila euro di capitale investito per i privati e 20% di deduzione sull’Ires, fino a un massimo di 1,8 milioni per le imprese. C’è poi l’aumento del tetto per i privati, che raddoppia a 1 milione di euro.

È superato anche il limite sinora esistente per la tipologia di StartUp: infatti, il 30% di agevolazione fiscale vale per ogni tipo di StartUp, anche se sono a vocazione sociale e commercializzano prodotti hi-tech nell’energia. E questo vale sia per gli investimenti diretti, che per quelli attraverso società intermediarie.

Poi ci sono gli investitori privati; ad esempio:

  • “Primomiglio Sgr” con il Fondo Barcamper (50 milioni di euro), che intende investire in 150-200 StartUp tecnologiche ad alto potenziale nei prossimi 5 anni
  • l’Osservatorio start-up hi-tech del Politecnico di Milano che prevede, per il 2015, un finanziamento di 133 milioni per le start-up early stage
  • Digital Magics che porta questa cifra per il 2016 a 180 milioni.

Si tratta di cifre chiaramente inferiori, come nota l’autore dell’articolo citato a fondo pagina, a quelle di altri Paesi come Francia e Gran Gretagna (1,7 e 1,8 miliardi rispettivamente) e Germania (2 miliardi). Ma sono meno numerose anche le StartUp innovative attive presso la Camera di Commercio (a fine novembre 2016  superavano le 6500).

Infine, vanno annoverati nella fase di avvio, anche investitori privati, come i soci, investitori specializzati, business angel, incubatori, crowdfunding.

Dopo le fasi di vita iniziali della StartUp – preseed, seed, early stage, late stage, sviluppo finanziato in genere da venture capital, cioè nella fase di espansione della StartUp o quando già è diventata Pmi – intervengono i grandi fondi di venture capital e private equity. Nel primo semestre 2016 i capitali impegnati ammontavano già a 4,9 miliardi (fonte Aifi), il che significa un aumento del 17% rispetto all’anno precedente.

Una nota dolente, purtroppo, consiste nella difficoltà di cessione (l’exit) delle quote da parte dei privati, anche se c’è qualcuno (sim di AscomFidi Nord Ovest e Banca Intermonte) che è impegnato a rimuovere questa difficoltà. Purtroppo, oggi è più semplice scambiare azioni che quote, e al riguardo dovrebbe intervenire la legislazione.

Comunque, Francesco Lato, business angel in 25 StartUp e partner di Widening, sostiene che “un 5-10% di investimenti in StartUp ha un ritorno con multipli eccezionali, un altro 20% multipli interessanti e un 30% ritorni minimi o va in pareggio”.

A fondo pagina, l’articolo qui commentato riporta il numero delle StartUp italiane per tipologia e i conti delle aziende innovative appena nate.

Matteo Amerio – analista della società di venture capital Early Bird – ha effettuato una analisi relativa alle ragioni che tengono gli investitori lontani dall’Italia. Ecco i risultati relativi alle interviste di investitori e imprenditori di 500 StartUp italiane:

  • troppa burocrazia: le imprese italiane impiegano il 52% di tempo in più rispetto ai concorrenti europei in procedure burocratiche
  • scarsa conoscenza di cosa sia una StartUp e a che cosa serva per renderla competitiva
  • mancanza di un luogo ad alta concentrazione di StartUp
  • rigidità del mondo del lavoro (tempi di risoluzione delle controversie e ricambio del personale)
  • bassa propensione al rischio di chi detiene i capitali, per cui per le StartUp è difficile reperirli
  • qualità dei prodotti e dei servizi delle StartUp, che sarebbe mediamente inferiore a quello delle concorrenti europee ed americane.

Volete un aiuto per rimuovere alcune di queste difficoltà? Contattateci e saremo felici di lavorare fianco a fianco con voi!

Buona lettura.

Da:”Capital” , 5 gennaio 2017, estratto da pag. 38,39,40,41,42,44,46 – Titolo originale: “Come si guadagna finanziando start-up”,  a firma: Antonio Spampinato

Da:”Capital” , 7 gennaio 2017, estratto da pag. 15 – Titolo originale: “Quello che manca alle nostre start-up”,  a firma: –

StartUp: Ipo ed Exit – Investimenti e Bandi – Legge di Stabilità

STARTUP: SI APRE L’ANNO DELLE IPO E DELLE EXIT

Per superare il passaggio critico dall’idea alla ricerca dei fondi per realizzarla, il Politecnico di Milano (e Compagnia di San Paolo) finanzia la creazione di prototipi a partire dai brevetti, in modo da sottoporre alle aziende qualcosa di più concreto di una idea.

5 sono i gruppi di ricerca che hanno aderito, 12 quelli selezionati, relativi a idee progettuali molto diversificate tra loro, ai quali vengono concessi 40 mila gli euro come finanziamento iniziale, per aiutarle ad evitare quel limbo tipico di molte StartUp, che non è né la morte né il successo dell’idea.

Ricordiamo che sulle 6300 StatUp a livello nazionale, 935 sono a Milano, 539 a Roma e 299 a Torino: ma pare che il mercato italiano sia restìo a orientarsi verso prodotti innovativi.

Il presidente di I3p – l’incubatore del Politecnico di Torino – riporta che “su 500 idee di impresa/anno ricevute, solo 40 diventano StartUp, la metà è ammessa al percorso di incubazione, il 15% muore per idee insostenibili o team con scarsa maturità imprenditoriale. Consentire di fare un prototipo aiuta anche a far crescere il gruppo”.

Secondo State of Startup (indagine della società First Round), per Ipo, exit e acquisizioni il 2017 potrebbe essere un anno proficuo e, nonostante il rischio “bolla” sul settore, può essere il momento di affacciarsi sul mercato, si intravedono sbocchi su quotazioni in Borsa e intensificazione delle attività di M&A.

INVESTIMENTI IN STARTUP

La previsione di investimenti europei 2016 in StartUp e aziende tech è di 13,6 miliardi di dollari (report di State of European Tech). Ecco i 5 settori a più elevato finanziamento dei venture capitalist:

  • 1300 M€ per l’industria musicale
  • 1100  M€ per servizi finanziari
  • 913  M€ per software di impresa
  • 785  M€ per la moda
  • 663  M€ per il food.

Ma gli investimenti purtroppo avvengono nelle prime fasi operative delle aziende (seed, primo finanziamento) e non nel momento più critico della loro crescita (round series A e seguenti), quando abbisognano di investimenti per proseguire nella loro attività e realizzare un profitto. In un range temporale medio di 3 anni per chiudere almeno due round:

  • la percentuale di aziende che passano dalla fase seed a un round di series A è diminuita dal 33% (dato 2009) al 21% (dato 2013)
  • la percentuale di quelle che conquistano la series B è diminuita dal 16% all’8%.

Secondo una analisi (Atomico), le StartUp più promettenti mirano a farsi assorbire dai colossi internazionali (USA e Cina intesta), piuttosto che continuare a crescere con mezzi propri.

Ciononostante, il numero di StartUp con valutazione superiore al miliardo di dollari (“unicorni”) è aumentato da 31 a 37.

La quota più rilevante degli investimenti (5,8 miliardi di dollari nei primi 9 mesi dell’anno) si è registrata in UK e Germania (contro i 7,8 miliardi del resto d’Europa).

L’Italia è purtroppo si posiziona male in questa graduatoria, con soli 35 milioni di euro nel primo semestre, anche se “sta risalendo faticosamente la china”.

L’articolo citato a fondo pagina riporta la tabella completa degli investimenti in StartUp tech della UE.

È APERTO IL BANDO Myllenium Award

Il “Myllenium Award” è riservato alle nuove e più importanti eccellenze italiane nei campi di saggistica, lavoro, giornalismo, imprenditoria, cinema e architettura. Il premio varia con la tipologia dei campi suddetti e può essere in denaro, in finanziamenti alle StartUp innovative, in facilitazioni dei contatti con la Pubblica Amministrazione e molto altro.

LEGGE DI BILANCIO 2017ANCORA UN IMPULSO ALLE STARTUP

Con l’art.1,comma 66, legge 232/2016 si cerca di favorire le StatUp innovative migliorando le agevolazioni fiscali per coloro che investono in esse: la detrazione prevista dall’art.29 DI 179/2012 viene portata a regime. Non solo: vengono aumentati i parametri di riferimento della agevolazione:

  • sia per le persone fisiche: passa dal 19% al 30% la percentuale per il calcolo della detrazione Irpef e viene portato a un milione di euro il limite annuo di somme detassabili
  • che per le imprese: sale al 30% la quota delle somme investite nelle StartUp che può essere portata in deduzione dal reddito di impresa (limite di investimento annuo fermo a 1 milione 800 mila euro). Le partecipazioni attraverso le quali si è investito dovranno però essere detenute per almeno 3 anni.

Vengono uniformate al 30% le percentuali di detrazione Irpef e di deduzione Ires per le StartUp a vocazione sociale e per quelle che sviluppano servizi innovativi ad alto valore tecnologico in ambito energetico.

La legge di bilancio 2017, oltre a migliorare le agevolazioni fiscali per le StartUp innovative, rivede anche:

  • il credito di imposta per le attività di R&D
  • i benefici della nuova Sabatini
  • disposizioni agevolative dei super e iperammortamenti
  • la possibilità di cumulo di queste agevolazioni.

Non vengono previste forme di divieto sull’utilizzo dell’incentivo, qualora si intenda di utilizzare per lo stesso un altro contributo pubblico (sono ad esempio permesse forme di combinazione fiscale fra investitore e StartUp). L’articolo citato a fondo pagina esemplifica i vantaggi ottenibili da situazioni di cumulo e di work for equity (caso in cui parte delle attività di R&D fossero utilizzate da un soggetto per farsi coinvolgere nella compagine sociale, convertendo la sua prestazione in un aumento di capitale).

Buona lettura!

Da:”La Repubblica” , 3 gennaio 2017, estratto da pag. 1.19 – Titolo originale: “2017, le 10 invenzioni per entrare nel futuro”,  a firma: Jaime D’Alessandro

Da: “La Stampa” del 3 gennaio 2017, estratto da pag. 47 – Titolo originale: “Dalle idee alla realtà. Così un progetto diventa una start-up”,  a firma: Fabrizio Alessandri.

Da: “Il sole 24 ore” del 3 gennaio 2017, estratto da pag. 23 – Titolo originale: “Startup/2: si apre l’anno delle ipo e delle exit. Ottimismo per il 2017, ma 1 su 2 teme la bolla”,  a firma:Alb.Ma

Da: “Il sole 24 ore” del 3 gennaio 2017, estratto da pag. 23 – Titolo originale: “Gli investimenti europei in startup a 14 miliardi”,  a firma: Alberto Magnani

Da: “Il tempo” del  31 dicembre 2016, estratto da pag. 24 – Titolo originale: “Via al bando per il Myllenium Award”,  a firma:– (link)

Da: “Il sole 24 ore” del 3 gennaio 2017, estratto da pag. 1.30 – Titolo originale: “Per le Innovative la detrazione Irpef raggiunge il 30%”,  a firma: Luca Galani

Da: “Il sole 24 ore” del 3 gennaio 2017, estratto da pag.30 – Titolo originale: “Gli incentivi coprono l’80% dell’investimento”,  a firma: Emilio Abruzzese

Uomo, tecnologia e StartUp

La lezione dei grandi innovatori consiste nel distaccarsi radicalmente dal passato, di inseguire un salto e uno scatto rispetto all’esistente”: questo è il pensiero di Peter Thiel, geniale imprenditore americano della Silicon Valley, e riportato da Daniele Capezzone (rif. articolo a fondo pagina).

Dunque, non miglioramento – anche radicale – di qualcosa già esistente, ma invenzione di qualcosa che è radicalmente diverso, oggi non ancora pensato, un salto di prospettiva che può scaturire percorrendo strade non ancora percorse da altri, senza la paura dei rischi. “Il futuro non è solo l’insieme delle cose che non sono finora successe, ma è qualcosa di più: è ciò che introduce novità tali da indurci a guardare al passato in una luce assolutamente diversa rispetto a prima”.

E qui entrano in scena le StartUp perché realtà imprenditoriali nuove, aperte a cogliere le novità e ad agire di conseguenza. E dà il suo vademecum per i passi da fare:

  • crescere in modo progressivo
  • essere flessibili, non fissarsi su un solo prodotto
  • fare tesoro della competizione con i concorrenti, dai quali c’è sempre da imparare
  • focalizzarsi prima sul prodotto e poi sulla sua distribuzione
  • verificare che ciascuno abbia un compito definito, non sovrapposizioni e confusioni che portano a conflitti e gelosie
  • cercare di dominare un segmento di mercato preciso e, solo poi, cercare di espandersi in ambiti limitrofi (al riguardo, Amazon docet).

Nel rapporto tra uomo e tecnologia, tuttavia, ci sono pareri diversi.

L’autore dell’articolo citato afferma che l’uomo non deve temere di soccombere nel suo rapporto con la tecnologia. Infatti, anche se questa sembra rubare il lavoro all’uomo, sarà sempre necessario l’uomo per capire e fare una scelta razionale. Uomo e macchina dovranno sempre convivere se si vogliono conseguire traguardi rilevanti, in qualunque settore.

Questa considerazione fa da contraltare al contenuto di un altro articolo di Vivek Wadhwa (rif. articolo a fondo pagina). Vivek annota: Computer, sensori, intelligenza artificiale e genomica stanno rimodellando l’industria e la nostra stessa vita e si imporranno 6 principi:

  1. Ciò che può essere digitalizzato lo sarà”. Si è cominciato con parole e numeri, per passare via via ai media, video, musica strumenti medicali, processi industriali e sistemi di trasporto; si arriverà a digitalizzare tutto ciò che afferisce all’attività umana
  2. Il tuo lavoro ha buone possibilità di essere eliminato”, sostituito da robot. È vero che sorgeranno di conseguenza nuove attività e, in particolare, non saranno eliminate le attività in cui predomina la componente creativa.
  3. Non sarà necessario avere un lavoro”: l’evoluzione della tecnologia porta a semplificare l’attuale modo di vita (esempi: car sharing, app come Uber, ecc.)
  4. Il tuo futuro sarà nelle tue mani”: potremo eseguire da soli diagnosi, creare nuovi oggetti con le stampanti 3D
  5. L’abbondanza diventerà un problema”:perché le nuove tecnologie renderanno tutto meno costoso e più disponibile ma, nel contempo, ciò creerà altri problemi (obesità, diabete, ecc.)
  6. Uomo e macchina sempre meno distinguibili”: si pensi al caso Google Glass, degli occhiali che registrano quasi tutto, i neuroni sostituiti con retine al silicone impiantate, protesi personalizzate, esoscheletri guidati dal computer

Ma a quel punto, si interroga l’autore dell’articolo, cosa significherà “essere umano”? Fortunatamente, il sottotitolo dell’articolo che recita: ”Il domani resta nelle nostre mani”.

E ci piace concludere rileggendo la frase rassicurante di Peter Thiel: “l’uomo non deve temere di soccombere nel suo rapporto con la tecnologia”.

Buona lettura!

 

Da:”Italia Oggi” del 26 novembre 2016, estratto da pag. 13

Titolo originale: “L’innovazione è un vero tsunami” a firma: Daniele Capezzone.

Quanto sopra, in estrema sintesi, il contenuto del volume di Peter Thiel (“Zero to one. Notes on startups, or how to build the future” Edizioni Virgin Books), che allargherà il vostro orizzonte e vi entusiasmerà.

 

Da: “Il Sole 24 Ore” del 27 novembre 2016, estratto da pag. 11

Titolo originale: “Sei regole per un futuro umano”  a firma: Vivek Wadhwa